Le
radici culturali di Piero Piolini affondano in un articolato retroterra
in cui l’apprendimento tecnico degli anni giovanili si lega profondamente
all’acquisizione del “mestiere” di pittore, ottenuta
attraverso un compiuto vaglio del sapere artistico e una non secondaria
militanza di studio, raggiunti anche, nella loro complessità articolata,
seguendo un’impianto didattico regolare presso l’Accademia
di Brera.
Fortemente motivato, perché conscio di doti naturali, ben evidenti
anche ai suoi maestri, Piero Piolini ha percorso con successo le tappe
ardue che portano alla piena maturità, alla compiuta espressione
del dato formale e alla totale padronanza dei valori cromatici e luminosi.
Milanese d’adozione, ma Ossolano per nascita (i suoi maggiori sono
gente dell’una e dell’altra sponda del Toce, tra Anzola e Premosello),
Piolini si recò nella capitale lombarda all’età di
dieci anni. Suo primo maestro di disegno fu il professor Alberani, che
lo indirizzò anche allo studio specifico del colore, poiché aveva
notato nell’allievo una particolare attitudine alla pittura e una
predisposizione per il disegno da non sottovalutare.
Diplomato, Piolini venne assunto da una importante ditta in cui si stampavano
tessuti, quale disegnatore di stoffe. I giovani dipendenti della ditta
erano tenuti a continuare i loro studi artistici, ciò al fine di
essere sempre più capaci e competitivi. Per questo motivo Piolini
frequentò il quarto e quinto corso della Scuola Serale di Brera.
La parentesi della guerra fu per l’artista una vera prova, costellata
da notevoli difficoltà. Chiamato alle armi nell’anno 1943,
Piero Piolini fece ritorno dal campo di prigionia americano soltanto alla
fine del 1945. Fu proprio in questi frangenti cronologici che conobbe il
pittore Silvestri, capace di iniziarlo alla difficile arte del ritratto.
Acquisita un’ottima capacità tecnica, l’artista eseguì in
proprio una notevole serie di ritratti a ufficiali e soldati americani,
dapprima a Milano, in seguito presso la sede di Firenze. Tornato a Milano
e specializzatosi in disegno pubblicitario e grafica, per l’abilità professionale
e creativa, Piolini venne assunto come bozzettista in ambito industriale.
Ebbe così ben presto la possibilità di aprire uno studio
proprio, specializzandosi in packaging, marchi, etichette (per vini, liquori
e vermouth), con richieste nazionali ed estere sempre crescenti per numero
e per valore qualitativo. Il lavoro di design e di grafico pubblicitario
sottrasse tempo prezioso alla pratica pittorica, che pure Piolini continuò a
coltivare come autodidatta, fino ad iscriversi all’Accademia di Brera,
per completare quegli studi di pittura cui si sentiva chiamato dagli anni
della prima giovinezza. I suoi maestri di Brera avevano i nomi importanti
di Cantatore e di Dino Lanaro: con quest’ultimo Piolini si legò d’amicizia,
divenendone fedele allievo, sempre attento ai suoi preziosi consigli.
Il diploma d’Accademia, Piolini l’ottenne discutendo con i
suoi maestri di Brera una tesi sul pittore Emilio Gola, dopo quattro anni
di intenso studio che diede frutto pieno. L’esperienza storica del
Gola e gli insegnamenti di Dino Lanaro dovevano lasciare una traccia indelebile
nel percorso artistico dell’ancor giovane maestro. E proprio al mondo
e alle ricerche di Emilio Gola sembra fare riferimento la pittura ampiamente
atmosferica e luminosa, che in Piolini s’identifica con il tocco
ampio e succoso, in cui la fragranza e la limpida trasparenza dei paesaggi è dettata
da una precisa sensibilità cromatica. La chiarezza di concezione
formale (che deriva da una ben definita percezione della luce e dello spazio) è presente
sia nella struttura degli impianti che nel loro risolversi in intensità emotive
di cui il colore è veicolo e memoria: “impressionisticamente” schietto,
puro o trasparente, secondo le consolidate linee d’ispirazione di
un naturalismo lombardo profondamente rivissuto e ridefinito.
Va da sé che Natura e forme della natura (quali il paesaggio come
espressione delle modificazioni umane del dato naturale, o come dato in
sé compiuto) non possono che essere termine di confronto immediato
per Piolini, che, con l’abitudine (per certo la necessità)
dell’en plein air, diviene attivo e curioso interprete di paesaggi
o del volgere delle stagioni, in una familiarità ricorrente, soprattutto
nella bassa Ossola (Anzola è il luogo ideale del suo “buen
retiro”) e ne riproduce di getto gli splendori tonali, o i sussurri
pastellati, resi appena sordi da variazioni luminose che tendono all’uniformità della
luce, o al suo cangiante e quasi divertito variarsi in infinite gamme d’intensità.
Come dicevamo, le stagioni costituiscono l’ampia eco dell’esperienza
tonale di Piolini:
i suoi inverni, con le nevicate che s’appoggiano ampie e quasi vaporose
sui luoghi fisici della memoria o scompongono il paesaggio in tenui sfaccettature
di colore a seconda della più o meno intensa esposizione solare
(la neve con il candore trasparente della sua cristallinità riflette
le cromìe minute dell’atmosfera e le rifrange), sono pagine
trepidanti di poesia: la primavera, magari segnata dallo squillare dei
toni di un primo piano, nei campi in fiore o lungo il greto della Toce,
diviene colore ed emozione; le macchie di papaveri d’una estate incipiente
e traboccante d’afa, con tacche d’un rosso carminato che s’accende
in toni alti, sembrano fondersi ed attenuarsi nella generale vibrazione
del timbro d’insieme, ricco di oscure e ombrose fronde alte, svettanti
in un cielo appena mosso da sapienti pennellate. Il rutilare di tonalità cangianti
nell’autunno lungo la Toce, con il taglio basso, quasi dettagliato
d’una ripresa cinematografica, che a volte ritroviamo, in diagonale,
per le vedute lacustri (Lesa) o di ampia prospettiva frontale per le rimembranze
brianzole (Veduta da Montevecchia), testimonia l’adesione allo spirito
del paesaggio, alla sua essenza più semplice e profonda. Poi il
lago con la neve, la Valle Vigezzo e la Valle Anzasca innevate con i cieli
tersi, derivati da una tradizione lontana; Gulo di Fomarco in infinite
soluzioni d’ispirazione, e i cavalli in corsa, entro paesaggi freddi,
ove il cielo sembra toccare fisicamente la terra. Il gesto, nel suo porsi
in pennellate ampie o trattenute, sempre segnico e materico in ogni caso, è uno
dei preziosismi più intensi della pittura di Piolini, così come
il segno grafico, che fa delle figure a pastello momenti intensi ed essenziali
di una filosofia del vissuto per le quali è impossibile esaurirsi
nella pur gioiosa vena improvvisa di natura caricaturale. Traducono attimi
appena sfiorati, che possono essere colti soltanto con una tecnica sapiente
e precisa, quanto inverosimilmente effimera. Interni d’osteria, opere,
giorni e conversazioni, uomini e lenti passaggi d’ore, filtrati da
una luce che viene quasi imprigionata nei contorni formali. Allo stesso
modo che nelle nature morte con fiori, la cui vivacità vibrante
confina con l’alta e più pura espressione del sentimento,
ove la forma è trascorsa in una sorta di totale confessione cromatica
la cui confidenza poetica va ben oltre quel dato di pura tattilità,
tanto caro ai fautori della pittura d’istinto, e giunge a convergere
nell’immediata corrispondenza tra sensazione e gesto, tra luce e
valori di cromìa, in descrizioni sintetiche dei volumi e dello spazio.
RECAPITI
Indirizzo abitazione: Via Airolo, 23 - Milano
Indirizzo studio:
Via Romolo Bitti, 10 - Milano
Abitazione e studio: Via Borghini, 2 - Anzola d'Ossola (VB)
MOSTRE PERSONALI E COLLETTIVE
Galleria Dolfin, Milano, 1976 - Galleria d’Arte di Piazza Marconi,
Abbiategrasso (MI), 1977 - Galleria Dolfin, Milano, 1977 - Pro Loco,
Livraga (LO), 1977 - Torre Pusterla, Casalpusterlengo (LO), 1978 - Kunst
Galerie, Milano, 1978 - Kunst Galerie, Milano, 1979, Kunst Galerie, Milano,
1980 - Galleria Garrone, Milano, 1981 - Galleria Velasquez, Milano, 1982
- Circolo Volta, Milano, 1983 - Galleria Di Lauro, Milano, 1983 - Galleria
d’Arte Canfora, Milano, 1984 - Galleria 83, Milano, 1984 - Circolo
Volta, Milano, 1984 -Galleria Di Lauro, Milano, 1984 - Galleria Velasquez,
Milano, 1984 - Galleria Di Lauro, Milano, 1985 - Pro Loco, Premosello
(VB), 1985 - Ars Italica, Milano, 1986 - Circolo Volta, Milano, 1986
- Sala della Resistenza, Verbania, 1986 - Galleria del Sagrato ETP, Milano,
1986 - Circolo Volta, Milano, 1987 - Museo della Scienza e della Tecnica,
Milano, 1987 - Pro Loco, Premosello (VB), 1987 - Circolo Volta, Milano,
1988 - Sala Consigliare, Premosello (VB), 1990 - Circolo Volta, Milano,
1991 - Circolo della Cultura, Anzola d’Ossola (VB), 1992 - Sala
Operaia, Ornavasso (VB), 1993 - Circolo Volta, Milano, 1993, Pro Loco,
Belgirate (VB), 1994 - Teatro Terme, Bognanco (VB), 1994 - Sala Espositiva “Maneggio”,
Mosca, 1995 - Circolo Volta, Milano, 1995 - Sala Consigliare, Premosello
(VB), 1996 - Sacro Monte Calvario, Domodossola (VB), 1996 - Sacro Monte
Calvario, Domodossola (VB), 1997 - Sala Operaia, Ornavasso (VB), 1998
- Galleria d’Arte Il Torchio di Porta Romana, Milano, 1999 - Parrocchiale,
Santa Maria Maggiore (VB), 1999, Parrocchiale, Santa Maria Maggiore (VB),
2000 - Sala Consigliare, Premosello (VB), 2000 - Parrocchiale, Santa
Maria Maggiore (VB), 2001 - Parrocchiale, Santa Maria Maggiore (VB),
2002. GALLERIA
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