LA CELEBRAZIONE DI SANTA ANASTASIA A NATALE. PERCHE?

Si avvicina il Santo Natale, la festa che insieme alla Pasqua è la più importante e la più sentita dall’intera Cristianità. Secondo la tradizione 2004 anni fa veniva al mondo Gesù di Nazareth per dare speranza a tutti gli uomini.

In pochi tuttavia sanno che il 25 dicembre del 304, secondo i martirologi greci, in Sirmio veniva messa a morte per le sue convinzioni cristiane una giovane nobildonna romana, di nome Anastasia, la quale si era prodigata nell’aiutare e alleviare le sofferenze dei prigionieri nelle carceri della capitale dell’Illiria.

Appena vent’anni dopo l’imperatore Costantino proclamava religione di Stato il Cristianesimo. La devozione ad Anastasia si espandeva rapidamente nelle province orientali dell’Impero fino a raggiungere Bisanzio, dove la martire veniva beatificata nel 467. Le sue spoglie furono traslocate da Sirmio a Costantinopoli e collocate nella basilica della Resurrezione del Salvatore. Da allora Santa Anastasia, una tra i 15 Grandi Martiri ricordati nel Primo Canone della Messa, veniva commemorata il 25 dicembre, tradizione che persistette in Occidente fino al secolo scorso. A Roma la seconda Messa natalizia, quella dell’Aurora, si svolgeva con la partecipazione del Papa nella basilica titolare di Santa Anastasia al Palatino, dopo la prima avente luogo in San Giovanni in Laterano e la terza nella basilica di Santa Maria Maggiore. Anastasia-Resurrezione (*) quindi tra il Battista e la Madre di Dio! Quanto simbolica è la sua collocazione. Ma il Cristianesimo è ricco di simboli.

Dallo studio sui vari luoghi di devozione a Santa Anastasia in Italia appare che talvolta laddove si trova un altare, una cappella interna o un affresco dedicati alla martire di Sirmio la chiesa madre, la Matrice, è consacrata alla Vergine. Così a Motta S.Anastasia (Catania): Santa Maria del Rosario; nel Napoletano nella cittadina di Sant’Anastasìa: Santa Maria la Nova; a Sesto al Reghena (Pordenone): Santa Maria in Silvis. Nella cappella S.Anastasia di Sale San Giovanni nelle Langhe (Cuneo) si trovano affreschi raffiguranti quattro scene della Natività. Nell’affresco della Natività (XIV secolo) della chiesa di Santa Margherita a Laggio di Cadore (Belluno) S.Anastasia è rappresentata intenta a lavare insieme ad un’ancella Gesù bambino dopo il parto di Maria, mentre nella lunetta scultorea (XIV secolo) della basilica di S.Maria Maggiore a Bergamo S.Anastasia e S.Lucia lavano il corpicino di Maria appena nata.

Questi ed altri riferimenti potrebbero spiegare il fatto che in certe zone d’Italia, Francia e Russia S.Anastasia era considerata anche la protettrice delle partorienti, oltre che, com’è noto, quella dei carcerati, perseguitati e sofferenti di malattie fisiche e psichiche (Farmacolitria). In Russia la chiamano Uzoreshiteljniza (Liberatrice dai vincoli) e il parto è anche liberazione dalla gravidanza, ma è pure per il figlio un uscire dalle tenebre verso la luce. In Crimea a Cacci-Calion presso Chersoneso c’era un’antica chiesa di S.Anastasia con una fonte di “acqua miracolosa” (come a Sardara in Sardegna, ad Acquaviva d’Isernia, nel Finistère bretone e altrove) in una grotta dove le donne del luogo solevano mettere al mondo i figli. Un’usanza simile esisteva fino alla fine del XIXs anche in Provenza dove le contadine del villaggio di Sainte Anastasie sur Issoles andavano a partorire in una grotta ai piedi della vicina montagna.

Nel Salernitano prima di Natale si cantava l’Inno alla Vergine (riportato dal prof. Raffaele Pucci):

 


Oh! Verginella pia, Immacolata,
sei in Paradiso per la tua cara fede.
Là trovasti l'angelo beato
evviva la Maria Immacolata.
Da dodici stelle incoronata
dallo Spirito Santo sei illuminata.
Calpestasti la testa del dragone
e fosti chiamata la Concezione.
La bella rosa, la Madre di Dio,
la bella rosa si nascondeva.

 

Dal Padreterno il Figlio scese
vide la rosa e volle riposarsi.
Venne il tempo e la rosa fioriva
e dopo nove mesi sfioriva.

San Giuseppe e Santa Anastasia
aiutarono il parto di Maria.
Scendete pastorelli a visitare
perché è nato il Bambino nella capanna.
Ci cantano sopra gli angeli beati
"Gloria sia in cielo e in terra sia la pace".

 


Nei tempi passati e in molte regioni d’Europa Santa Anastasia occupava un ruolo importante nella vita e nella fede della gente, ruolo oggidì pressoché dimenticato, sia dalla società che dalle Chiese d’Oriente e d’Occidente. Cosa significava Santa Anastasia per i nostri antenati? Ella era la manifestazione concreta della misericordia cristiana, la quale è la ragione stessa dell’avvento di Cristo portatore del messaggio di un rinnovato rapporto tra gli uomini, di speranza in una migliore visione del mondo improntata ad una nuova, più equa, giustizia.

Per i fedeli la Vergine Maria, la Madre di Dio per gli Orientali, è l’espressione della massima bontà, nonché del tragico sacrificio della Madre che offre suo figlio per la redenzione dell’Umanità. L’icona della Genitrice però non è l’unico, sebbene il principale, simbolo cristiano al femminile. C’è, ma meglio va detto c’era un tempo, anche la figura di Colei che consola, che sana le ferite provocate dall’odio e dalle guerre, che cura i dolori del corpo e della mente, Colei che è la personificazione della Carità, senza la quale il Cristianesimo è solo una facciata. Ebbene, codesta “Colei” era Santa Anastasia di Sirmio, nel suo ruolo fondamentale di aiuto ai bisognosi, di abnegato e generoso dare e fare per il prossimo. Infatti, l’immagine di Santa Anastasia, attraverso il significato simbolico della sua commemorazione nel giorno di Natale e quello del suo nome, legato al concetto di Resurrezione-Pasqua, sintetizzava la parabola del salvifico passaggio del Messia su Terra. Il Natale di Cristo diventava quindi il Natale di ogni uomo, la Resurrezione di Cristo diventava quella potenziale di ogni uomo!

La progressiva scomparsa della sua devozione, in parte storicamente casuale e in parte voluta, potrebbe essere all’origine di un certo vuoto nella fede cristiana odierna.

A questo punto è bene porsi la domanda: non è giunto forse il momento di riabilitare nelle coscienze umane il ricordo di questa meravigliosa giovane donna italica, una di quelle proto-europee radici cristiane, di cui oggi si parla tanto, la quale anticipò di 17 secoli Madre Teresa e si sacrificò nell’allora Oriente perseguendo l’ideale altruistico che professò il Salvatore, suo Maestro?

 

Pierre Tchakhotine

s.anastasia304@libero.it

 

 (*) Anastasia proviene dal termine greco Anastasis, che significa Resurrezione: da ana (al di sopra) e da stasis (stato), cioè il passaggio dallo stato prostrato a quello di elevazione spirituale.